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L’installazione della linea vita deve essere seguita secondo le normative di legge e da parte di aziende specializzate, il sistema di ancoraggio si può utilizzare per eseguire lavori in quota di vario tipo: dalla manutenzione ordinaria delle grondaie al rifacimento della facciata passando per l’installazione di dissuasori per piccioni, antenne o canne fumarie.

L’installazione dei dispositivi anticaduta è disciplinata dalla normativa UNI EN 795. L’installazione deve rispettare un iter preciso per garantirne la sicurezza:

-Redazione del progetto della linea vita da presentare al Comune

-Relazione di calcolo e verifica degli ancoraggi

-Certificazione del materiale e certificazione della posa corretta da parte della ditta di installazione

-Rilascio di un manuale d’uso a disposizione di chiunque dovrà servirsi della linea vita

-Programma di manutenzione obbligatoria e periodica

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Come installare una linea vita?

Una linea vita è formata da un cavo o un binario rigido, orizzontale, inclinato o verticale, su cui scorre un elemento di connessione, come un moschettone, una navetta ecc., collegato all’imbracatura dell’operatore. Le linee vita non devono essere per forza rettilinee, ma possono essere curve per seguire l’andamento della superficie sulla quale sono applicate.

Per installarla, oltre ad un operatore esperto e certificato, occorrono un cavo in acciaio inox o zincato per le linee vita flessibili, un profilato in alluminio o in acciaio per quelle rigide. L’installatore, munito di tutti i DPI, applica i ganci alla sezione dove è necessario installare la linea e fa passare il cavo negli appositi fermi fissati in precedenza. Le linee vita possono essere installate laddove è necessario garantire la sicurezza nel lavoro, quindi su tetti, controsoffitti, coperture ecc.

Il fai da te non è mai consigliato: l’installazione di una linea vita deve sempre seguire un progetto e rispettare le normative europee in merito alla sicurezza.

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Chi può installare linee vita?

Solo le aziende che riescono a garantire il rispetto degli standard e delle norme dedicati alle linee vita possono installarle. Anche se, difatti, non esistono leggi a proposito di una figura preposta all’installazione, nel concreto va da sé che debba essere una ditta operante nel settore.

Linea Vita Campania è in grado di fornire consulenza per tutte le fasi che portano all’installazione di linee vita; partendo dalla progettazione è in grado di affiancare le imprese costruttrici e gli studi di progettazione edile suggerendo le soluzioni migliori in grado di rispettare le leggi e le normative vigenti.

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L’obbligo di installare una linea vita sul tetto in Campania

Il proprietario o l’amministratore di un immobile deve garantire la presenza di idonee misure di protezione per chi lavora sul tetto della propria abitazione. Questo viene stabilito dal testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro D.lgs 81/08.

Dunque, quando un proprietario di una villetta o un amministratore di condominio commissionano un lavoro di ordinaria manutenzione sul tetto ad un antennista, ad un muratore o ad uno spazzacamino, i primi hanno la responsabilità di assicurarsi della presenza o della predisposizione di idonee misure di protezione e del loro corretto utilizzo.

Queste misure di protezione possono consistere in parapetti, reti anticaduta o in alternativa ancoraggi o linee vita fisse o provvisorie a cui chi lavora possa assicurarsi mediante un’imbracatura ed un sistema di collegamento.

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Ma quando si devono obbligatoriamente installare le linee vita?

Le varie regioni e province autonome italiane hanno emesso delle leggi che definiscono l’obbligo di installare sistemi di protezione permanenti da lasciare in dotazione agli edifici, in alcune precise occasioni.

Queste fasi, salvo regolamenti regionali con deroghe e prescrizioni particolari, consistono in:

-Costruzione di un nuovo edificio

-Manutenzione straordinaria (ma anche ordinaria in alcune regioni) del tetto

In queste fasi comunque, in molte regioni è specificato l’obbligo di installare dispositivi permanenti che possano garantire la sicurezza per accessi successivi al tetto.

La normativa in Campania

In data 20 novembre 2017 è stata approvata dal Consiglio Regionale campano, una legge che prescrive l’installazione di sistemi di protezione permanenti sulle coperture. Sul testo della Legge regionale 20 novembre 2017, n. 31 pubblicata sul bollettino ufficiale N. 84, si fa riferimento esplicito, come esempio di sistema da adottare, ai sistemi di ancoraggio, comunemente indicati come linee vita.

Su quali coperture devono essere installate le linee vita in Campania?

Su tutti i tetti con falde piane o inclinate degli edifici di nuove costruzioni e sui tetti oggetto di SCIA (sulla legge non viene specificato che il sistema di ancoraggi si limiti all’area oggetto dell’intervento). Inoltre, secondo il testo di legge della Regione Campania, deve essere redatto un Elaborato tecnico della copertura (un fascicolo contenente vari documenti) che deve integrare, ove previsto, il fascicolo dell’opera richiesto dal D.lgs 81/08 all’articolo 91. L’elaborato deve contenere: “le indicazioni progettuali, le prescrizioni tecniche, le certificazioni di conformità e quant’altro necessario ai fini della prevenzione e protezione dei rischi di caduta dall’alto. ”

In Campania, come in altre regioni si è quindi scelto, in merito all’obbligo di installazione di linee vita sui tetti, di approvare un testo di legge piuttosto sintetico delegando poi ad un successivo regolamento tecnico la trattazione dettagliata dei vari aspetti.

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La sindrome da sospensione inerte descrive una serie di fenomeni che avvengono quando una persona rimane sospesa immobile in un’imbracatura.

La scelta della tipologia dei dispositivi anticaduta è strettamente collegata alla valutazione dei rischi in merito alle attività in quota e nello specifico alla valutazione dei rischi di caduta dall’alto.

Tra i rischi legati alla caduta dall’alto c’è la Sospensione inerte del corpo (tempo di permanenza).

La sospensione inerte del corpo o sindrome da imbraco si collega direttamente alla necessità di gestire nel breve periodo una situazione di emergenza grave che, senza un intervento immediato, porta prima alla perdita di coscienza e poi alla morte.

Se, in conseguenza di una caduta, un lavoratore imbracato rimane appeso e immobile, viene interrotto il ritorno al cuore del sangue dagli arti inferiori per abolizione della pompa muscolare (mancato movimento) e per effetto compressivo dei cosciali; questo provoca il rallentamento del cuore, la diminuzione della pressione arteriosa e un aumento della pressione intratoracica con conseguente insufficienza cardiocircolatoria e ischemia cerebrale.

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Cosa si deve fare in questi casi?

Le attività di soccorso devono essere messe in atto immediatamente dagli altri operatori presenti; l’allerta dei soccorsi e la predisposizione delle manovre di salvataggio devono essere simultanee e, in caso di mancata comunicazione dell’emergenza, le attività di soccorso devono iniziare comunque.

Fondamentali sono le azioni che l’infortunato, se cosciente, può mettere in pratica autonomamente (azioni di autosoccorso), ovvero:

-muovere gli arti inferiori;

-sollevare gli arti inferiori;

-portarsi in zona di riposo (scarico peso dall’imbraco);

-idratarsi, riposarsi, rinfrescarsi/coprirsi.

I sintomi di allarme che devono far pensare all’insorgenza della sindrome da imbraco sono la presenza di sudorazione, nausea, vertigini, malessere generale, oppressione toracica e l’insorgenza di tachicardia / bradicardia e parestesie (alterazione sensibilità degli arti).

Allo scopo di prevenire l’insorgenza di tale sindrome, ci sono principali norme di comportamento:

-mai essere soli;

-avere attrezzature (DPI) e capacità adeguate; a tale proposito, esistono appositi dispositivi in grado di fornire un appoggio per i piedi (utilizzabili ovviamente, solo da un operatore che non sia privo di conoscenza per effetto della caduta …);

-conoscere le manovre di autosoccorso e di soccorso;

-saper riconoscere i segni precursori e interrompere l’attività quando compaiono;

-buona condizione psico-fisica;

-prevenire i fattori predisponenti.

La sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale.

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La manutenzione delle linee vita è di fondamentale importanza per garantire la sicurezza dei lavoratori ed evitare spiacevoli penali al soggetto responsabile.

Le linee vita sono un sistema di sicurezza che consente a chiunque abbia necessità di salire sul tetto per lavori o manutenzioni di essere supportato nel caso di caduta dall’alto. È fondamentale per garantire la sicurezza di chi opera in quota la manutenzione delle linee vita.

La manutenzione delle linee vita, ordinaria o straordinaria che sia, è obbligatoria per legge. In particolare, nella norma viene richiesto che il sistema sia esaminato e/o sottoposto a manutenzione almeno una volta all’anno.

L’intervento di personale competente è richiesto sempre in seguito al montaggio, prima della messa in servizio del sistema, e successivamente “almeno una volta all’anno se in regolare servizio o prima del riutilizzo se non usate per lunghi periodi” (UNI EN 11158, art. 9.1.6). Si rende inoltre obbligatoria un’ispezione, prima di procedere a un ulteriore uso, in seguito ad un arresto di caduta.

In cosa consiste la manutenzione?

Il DLGS 81/2008 prevede, tra le misure generali di tutela, l’obbligo di verificare la “regolare manutenzione degli ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti” (art. 15, comma 1, lettera z). Impone inoltre l’uso di sistemi e dispositivi che siano conformi alle norme tecniche (art. 115, comma 1). Il responsabile della verifica periodica viene riconosciuto nel datore di lavoro (proprietario dell’immobile o amministratore condominiale) o nel responsabile di cantiere.

La revisione delle linee vita è approfondita al punto 9.1.6 della norma UNI EN 11158 nel quale si specificano gli aspetti che devono essere presi in considerazione dal personale competente:

1.Ispezione dei punti di ancoraggio.

2.Verifica del tensionamento delle linee di ancoraggio.

3.Controllo degli eventuali assorbitori di energia.

4.Controllo dell’integrità dei punti terminali delle linee di ancoraggio.

5.Controllo delle linee di ancoraggio rigide e degli elementi terminali delle stesse: deformazioni permanenti, corrosione dovuta alla ruggine o ad altri agenti contaminanti, fissaggio degli elementi terminali.

6.Controllo dei dispositivi mobili installati permanentemente sulla linea di ancoraggio.

La normativa impone di verificare la resistenza del fissaggio immediatamente dopo l’installazione, provvedendo alla riparazione di eventuali anomalie o alla sostituzione di eventuali elementi difettosi riscontrati durante l’ispezione.

Linea Vita Campania è al servizio della sicurezza di chi lavora in quota!

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Le cadute dall’alto sono solo uno dei rischi derivanti dai lavori in quota.

I lavori in quota sono tra i più pericolosi in quanto vi è un’alta percentuale di infortuni, ed è per questo che è richiesta una particolare attenzione nel rispettare la normativa in materia di sicurezza.

Quali sono i principali pericoli?

I principali pericoli, trattati anche da numerose sentenze di Cassazione, sono:

Caduta dall’alto in seguito alla perdita di equilibrio del lavoratore e/o all’assenza di adeguate protezioni (collettive o individuali).

La sospensione inerte situazione che capita quando un lavoratore rimane appeso senza la possibilità di muoversi. Per ridurre il rischio da sospensione inerte è fondamentale che il lavoratore sia staccato dalla posizione sospesa al più presto.

Effetto pendolo, che porta il lavoratore ad urtare contro il suolo, una parete o un ostacolo.

-Lesioni generiche (schiacciamenti, cesoiamenti, colpi, impatti, tagli) causate dall’investimento di masse cadute dall’alto durante il trasporto con gru, argani, ecc.

Gli articoli dal 108 al 111 del testo unico 81/2008 spiegano le disposizioni di carattere generale, precisando che i cantieri in cui siano adibite attività che prevedano lavori in quota debbano essere provvisti di idonee recinzioni per impedire l’accesso ad estranei e che il transito sotto ponti sospesi, scale ed aree simili, deve essere impedito mediante barriere.

L’art.111, invece, disciplina gli obblighi del datore di lavoro, nel fornire i corretti strumenti per i lavori in quota.

Quindi, innanzitutto deve certificare l’idoneità psico-fisica dei lavoratori, al fine di garantire sicurezza a tutti i lavoratori.

Una volta che ciò è stato verificato e accertato, tutti i lavoratori devono essere informati e addestrati non solo per operare in quota, ma anche per saper gestire in maniera operativa operazioni di soccorso.

Il datore di lavoro ha anche il dovere di mettere una disposizione dei sistemi di protezione sia collettiva che individuale per garantire una sicurezza a 360°: dando la priorità ai dispositivi di protezione collettiva. Qualora questi sistemi non sono sufficienti a garantire la sicurezza all’operatore, il datore di lavoro deve fornire i corretti dispositivi di protezione individuale.

Fornire tutti gli strumenti adeguati alla tipologia dei lavori da eseguire, alle sollecitazioni, e a garantire una circolazione priva di rischi.

La sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale!

Nel caso degli interventi in quota, è importante dotarsi di dispositivi idonei a ridurre i rischi correlati alle operazioni.

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