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Sono molti i rischi ai quali va incontro chi svolge lavori in ambienti confinati, ancor di più se sono presenti sostanze pericolose.

Per ambiente confinato si intende uno spazio circoscritto, caratterizzato da accessi e uscite difficoltosi o limitati, da una ventilazione naturale sfavorevole, nel quale può verificarsi un infortunio grave o mortale in presenza di agenti pericolosi (come ad esempio gas, vapori, polveri, atmosfere esplosive, agenti biologici, rischio elettrico, ecc.), in carenza di ossigeno, per difficoltà di evacuazione, per difficoltà di comunicazione con l’esterno.

I luoghi di lavoro interessati sono pozzi, pozzi neri, fogne, camini, fosse in genere, gallerie, condutture, caldaie e simili, vasche, canalizzazioni, serbatoi e simili, tubazioni, recipienti, silos, cunicoli. Si tratta dei luoghi di lavoro richiamati dagli artt. 63, 66, 121 e dal punto 3 dell’Allegato IV del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Non esitare a contattarci per trovare insieme la giusta procedura per la tua azienda.

Ma quali sono i principali rischi?

I principali rischi per le attività in ambienti confinati sono dovuti alla possibile presenza di sostanze inquinanti nell’aria, ovvero alla carenza di ossigeno.

In entrambi i casi si può quindi di rischio di tipo chimico: Ossidi di azoto (NO2,NOx), Ossidi di zolfo (SO2), Monossido di Carbonio, Benzene, formaldeide sono tra i contaminanti aerodispersi a maggior rischio che agiscono attraverso un meccanismo di tossicità.

Un altro rischio è legato a cadute accidentali o provocate da sensazioni di vertigini, anche eventualmente correlate alla carenza di ossigeno che provoca inizialmente stato di torpore e sonnolenza. È indispensabile in questi casi installare dispositivi di controllo e monitoraggio dell’aria, (sia indossabili che fissi) che rivelino eventuali stati di sott-ossigenazione o presenza di contaminanti al di sopra dei valori sogli consentiti.

Infine, non sono da trascurare rischi correlati ad esposizione a sorgenti acustiche a livelli di emissione pericolosi, anche in virtù della attività svolte all’interno degli spazi e dell’acustica particolare di questi ultimi; disagi riconducibili a situazioni microclimatiche sfavorevoli (elevata umidità, calore eccessivo) ed il sempre presente rischio incendio che va valutato attentamente in relazione all’eventuale presenza di sorgenti di innesco e delle già citate sostanze chimiche anche potenzialmente infiammabili (Benzene, Formaldeide).

Affidati ad un intervento professionale ed esperto nella messa in sicurezza degli accessi agli spazi confinati.

Spazi confinati

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L’installazione della linea vita deve essere seguita secondo le normative di legge e da parte di aziende specializzate, il sistema di ancoraggio si può utilizzare per eseguire lavori in quota di vario tipo: dalla manutenzione ordinaria delle grondaie al rifacimento della facciata passando per l’installazione di dissuasori per piccioni, antenne o canne fumarie.

L’installazione dei dispositivi anticaduta è disciplinata dalla normativa UNI EN 795. L’installazione deve rispettare un iter preciso per garantirne la sicurezza:

-Redazione del progetto della linea vita da presentare al Comune

-Relazione di calcolo e verifica degli ancoraggi

-Certificazione del materiale e certificazione della posa corretta da parte della ditta di installazione

-Rilascio di un manuale d’uso a disposizione di chiunque dovrà servirsi della linea vita

-Programma di manutenzione obbligatoria e periodica

Hai bisogno di maggiori info sui sistemi linea vita? Contattaci!

Come installare una linea vita?

Una linea vita è formata da un cavo o un binario rigido, orizzontale, inclinato o verticale, su cui scorre un elemento di connessione, come un moschettone, una navetta ecc., collegato all’imbracatura dell’operatore. Le linee vita non devono essere per forza rettilinee, ma possono essere curve per seguire l’andamento della superficie sulla quale sono applicate.

Per installarla, oltre ad un operatore esperto e certificato, occorrono un cavo in acciaio inox o zincato per le linee vita flessibili, un profilato in alluminio o in acciaio per quelle rigide. L’installatore, munito di tutti i DPI, applica i ganci alla sezione dove è necessario installare la linea e fa passare il cavo negli appositi fermi fissati in precedenza. Le linee vita possono essere installate laddove è necessario garantire la sicurezza nel lavoro, quindi su tetti, controsoffitti, coperture ecc.

Il fai da te non è mai consigliato: l’installazione di una linea vita deve sempre seguire un progetto e rispettare le normative europee in merito alla sicurezza.

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Chi può installare linee vita?

Solo le aziende che riescono a garantire il rispetto degli standard e delle norme dedicati alle linee vita possono installarle. Anche se, difatti, non esistono leggi a proposito di una figura preposta all’installazione, nel concreto va da sé che debba essere una ditta operante nel settore.

Linea Vita Campania è in grado di fornire consulenza per tutte le fasi che portano all’installazione di linee vita; partendo dalla progettazione è in grado di affiancare le imprese costruttrici e gli studi di progettazione edile suggerendo le soluzioni migliori in grado di rispettare le leggi e le normative vigenti.

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L’installazione di una linea vita è indispensabile per garantire la massima sicurezza nell’esecuzione di lavori edili e di manutenzione.

La linea vita è un sistema di ancoraggio in quota posto sui tetti che consente agli operai di agganciare le funi e le imbracature di sicurezza. Il sistema a binario si compone di connettori, carrelli e terminali che varieranno per tipologia e numero a seconda del tipo di utilizzo previsto per l’impianto.

Come avviene l’installazione di una linea vita?

L’installazione di una linea vita è necessaria per la sicurezza e richiesta dalla legge. L’impianto anticaduta e l’impianto per la sospensione consentono di eseguire interventi edili e di manutenzione in quota nella massima sicurezza. Gli operai sospesi su corda potranno svolgere il loro lavoro tramite un sistema di ancoraggio che facilita il raggiungimento delle zone di intervento senza il rischio di precipitare e garantendo anche una maggiore rapidità e la massima efficacia delle operazioni. L’installazione dei dispositivi anticaduta è disciplinata dalla normativa UNI EN 795. In Italia è stata la Regione Toscana la prima a introdurre l’obbligo di installazione di linee vita con l’emanazione di una normativa propria a cui hanno fatto seguito altre normative regionali.

L’installazione deve rispettare un iter preciso per garantirne la sicurezza:

-Redazione del progetto della linea vita da presentare al Comune

-Relazione di calcolo e verifica degli ancoraggi

-Certificazione del materiale e certificazione della posa corretta da parte della ditta di installazione

-Rilascio di un manuale d’uso a disposizione di chiunque dovrà servirsi della linea vita

-Programma di manutenzione obbligatoria e periodica

In seguito all’installazione della linea vita, secondo le normative di legge e da parte di aziende specializzate, il sistema di ancoraggio si può utilizzare per eseguire lavori in quota di vario tipo: dalla manutenzione ordinaria delle grondaie al rifacimento della facciata passando per l’installazione di dissuasori per piccioni, antenne o canne fumarie.

Le Linee Vita hanno proprio lo scopo di garantire ad ogni lavoratore un grado ottimale di sicurezza, che possa permettergli di effettuare ogni operazione in modo sicuro ed ottimizzato.

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L’obbligo di installare una linea vita sul tetto in Campania

Il proprietario o l’amministratore di un immobile deve garantire la presenza di idonee misure di protezione per chi lavora sul tetto della propria abitazione. Questo viene stabilito dal testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro D.lgs 81/08.

Dunque, quando un proprietario di una villetta o un amministratore di condominio commissionano un lavoro di ordinaria manutenzione sul tetto ad un antennista, ad un muratore o ad uno spazzacamino, i primi hanno la responsabilità di assicurarsi della presenza o della predisposizione di idonee misure di protezione e del loro corretto utilizzo.

Queste misure di protezione possono consistere in parapetti, reti anticaduta o in alternativa ancoraggi o linee vita fisse o provvisorie a cui chi lavora possa assicurarsi mediante un’imbracatura ed un sistema di collegamento.

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Ma quando si devono obbligatoriamente installare le linee vita?

Le varie regioni e province autonome italiane hanno emesso delle leggi che definiscono l’obbligo di installare sistemi di protezione permanenti da lasciare in dotazione agli edifici, in alcune precise occasioni.

Queste fasi, salvo regolamenti regionali con deroghe e prescrizioni particolari, consistono in:

-Costruzione di un nuovo edificio

-Manutenzione straordinaria (ma anche ordinaria in alcune regioni) del tetto

In queste fasi comunque, in molte regioni è specificato l’obbligo di installare dispositivi permanenti che possano garantire la sicurezza per accessi successivi al tetto.

La normativa in Campania

In data 20 novembre 2017 è stata approvata dal Consiglio Regionale campano, una legge che prescrive l’installazione di sistemi di protezione permanenti sulle coperture. Sul testo della Legge regionale 20 novembre 2017, n. 31 pubblicata sul bollettino ufficiale N. 84, si fa riferimento esplicito, come esempio di sistema da adottare, ai sistemi di ancoraggio, comunemente indicati come linee vita.

Su quali coperture devono essere installate le linee vita in Campania?

Su tutti i tetti con falde piane o inclinate degli edifici di nuove costruzioni e sui tetti oggetto di SCIA (sulla legge non viene specificato che il sistema di ancoraggi si limiti all’area oggetto dell’intervento). Inoltre, secondo il testo di legge della Regione Campania, deve essere redatto un Elaborato tecnico della copertura (un fascicolo contenente vari documenti) che deve integrare, ove previsto, il fascicolo dell’opera richiesto dal D.lgs 81/08 all’articolo 91. L’elaborato deve contenere: “le indicazioni progettuali, le prescrizioni tecniche, le certificazioni di conformità e quant’altro necessario ai fini della prevenzione e protezione dei rischi di caduta dall’alto. ”

In Campania, come in altre regioni si è quindi scelto, in merito all’obbligo di installazione di linee vita sui tetti, di approvare un testo di legge piuttosto sintetico delegando poi ad un successivo regolamento tecnico la trattazione dettagliata dei vari aspetti.

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La sindrome da sospensione inerte descrive una serie di fenomeni che avvengono quando una persona rimane sospesa immobile in un’imbracatura.

La scelta della tipologia dei dispositivi anticaduta è strettamente collegata alla valutazione dei rischi in merito alle attività in quota e nello specifico alla valutazione dei rischi di caduta dall’alto.

Tra i rischi legati alla caduta dall’alto c’è la Sospensione inerte del corpo (tempo di permanenza).

La sospensione inerte del corpo o sindrome da imbraco si collega direttamente alla necessità di gestire nel breve periodo una situazione di emergenza grave che, senza un intervento immediato, porta prima alla perdita di coscienza e poi alla morte.

Se, in conseguenza di una caduta, un lavoratore imbracato rimane appeso e immobile, viene interrotto il ritorno al cuore del sangue dagli arti inferiori per abolizione della pompa muscolare (mancato movimento) e per effetto compressivo dei cosciali; questo provoca il rallentamento del cuore, la diminuzione della pressione arteriosa e un aumento della pressione intratoracica con conseguente insufficienza cardiocircolatoria e ischemia cerebrale.

Nel caso di interventi in quota, scegli Linea Vita Campania.

Cosa si deve fare in questi casi?

Le attività di soccorso devono essere messe in atto immediatamente dagli altri operatori presenti; l’allerta dei soccorsi e la predisposizione delle manovre di salvataggio devono essere simultanee e, in caso di mancata comunicazione dell’emergenza, le attività di soccorso devono iniziare comunque.

Fondamentali sono le azioni che l’infortunato, se cosciente, può mettere in pratica autonomamente (azioni di autosoccorso), ovvero:

-muovere gli arti inferiori;

-sollevare gli arti inferiori;

-portarsi in zona di riposo (scarico peso dall’imbraco);

-idratarsi, riposarsi, rinfrescarsi/coprirsi.

I sintomi di allarme che devono far pensare all’insorgenza della sindrome da imbraco sono la presenza di sudorazione, nausea, vertigini, malessere generale, oppressione toracica e l’insorgenza di tachicardia / bradicardia e parestesie (alterazione sensibilità degli arti).

Allo scopo di prevenire l’insorgenza di tale sindrome, ci sono principali norme di comportamento:

-mai essere soli;

-avere attrezzature (DPI) e capacità adeguate; a tale proposito, esistono appositi dispositivi in grado di fornire un appoggio per i piedi (utilizzabili ovviamente, solo da un operatore che non sia privo di conoscenza per effetto della caduta …);

-conoscere le manovre di autosoccorso e di soccorso;

-saper riconoscere i segni precursori e interrompere l’attività quando compaiono;

-buona condizione psico-fisica;

-prevenire i fattori predisponenti.

La sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale.

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Linea vita, la documentazione da consegnare

Le linee vita sono sistemi anticaduta posti su coperture, utilizzate per migliorare e garantire la sicurezza degli operatori che svolgono lavori in quota.

Spesso, le linee vita vengono installate per interventi di manutenzione e controllo coperture degli edifici.

Sulla base del D.L. 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza sul luogo di lavoro), l’installazione di dispositivi di ancoraggio permanenti (linea vita) è obbligatorio quando la copertura diventa “luogo di lavoro”.

Il tetto di un’abitazione o di un capannone industriale, può diventare luogo di lavoro quando vengono eseguiti interventi di bonifica, installazione o manutenzione di impianti fotovoltaici/solari/di condizionamento, interventi su antenne e parabole e in tanti altri casi.

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Guarda qui qualche esempio di Linea Vita:

Quali sono i documenti necessari per le Linee Vita?

Ogni qualvolta si montino Linee vita esistono una serie di documenti che devono essere consegnati al committente, ma che spesso nella pratica quotidiana vengono sottovalutati; si tratta di:

– la dichiarazione di conformità alla Normativa UNI EN 365

– la periodicità delle ispezioni periodiche (che la norma prevede comunque non superiore a quattro anni)

– il numero di operatori che possono utilizzare il dispositivo di ancoraggio

– i dispositivi di protezione individuale che devono esser utilizzati in combinazione con l’ancoraggio

– la possibilità o meno di utilizzo del dispositivo di ancoraggio in trattenuta

– l’impossibilità di utilizzo dell’ancoraggio per sistemi di sollevamento.

Normalmente queste informazioni sono presenti all’interno del libretto di uso e manutenzione del sistema di ancoraggio che fornisce il produttore dell’ancoraggio.

Tutte le altre informazioni, invece (come il numero di ganci, la distanza tra loro etc.) sono contenute nell’elaborato tecnico della copertura e nelle relazioni da presentare in Comune a norma della normativa regionale o in assenza di essa a norma della UNI 11560.

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I dispositivi di protezione individuale sono parte integrante di una corretta gestione della sicurezza in cantiere per la prevenzione e riduzione del rischio di infortuni derivante dalle lavorazioni.

Il Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro D. Lgs. 81/2008 stabilisce che ogni datore di lavoro è responsabile dei Dispositivi di Protezione Individuale di terza categoria (DPI III categoria); della creazione di una scheda vita del DPI stesso e di far effettuare delle ispezioni almeno una volta all’anno per verificarne il buon funzionamento, secondo le indicazioni del produttore.

LA DURATA DPI

Ogni DPI anticaduta ha una durata massima, che è stabilita dal costruttore.  Indicativamente la durata dei DPI anticaduta è tra i 6 anni per i prodotti tessili e 8 anni per i metallici, a partire dalla data di produzione riportata sulle etichette di ogni singolo prodotto. Alcune aziende considerano una durata “illimitata” per i DPI completamente metallici.

La durata di vita massima è da considerarsi valida solo “se i DPI sono utilizzati e conservati correttamente’’ come indicato sui libretti di uso e manutenzione.

LA REVISIONE PRODOTTI

Il controllo pre-uso è un compito dell’operatore che prende in consegna i DPI ed è obbligatoria oltre che dettata dal buon senso.

La revisione annuale invece è a carico del datore di lavoro ed è prevista dalla norma EN 365 (Punto 4.4 comma B-C).

Qualsiasi DPI anticaduta che non sia stato controllato da più di 12 mesi, deve essere messo “fuori servizio”: esso dovrà essere controllato da persona competente che ne autorizzerà per iscritto la rimessa in servizio.

Dopo ogni revisione DPI qualora si riscontrassero anomalie o non conformità, viene segnalata la situazione lasciando al cliente la possibilità di richiedere la riparazione dove possibile, la sostituzione o il reso del DPI non conforme.

Qualificati presso i principali produttori e importatori per la revisione DPI interveniamo anche direttamente in azienda per ridurre al minimo le interruzioni nelle attività lavorative causate dall’assenza dei DPI mandati a ispezionare.

Vai al modulo contatti per richiedere ulteriori informazioni

La manutenzione delle linee vita è di fondamentale importanza per garantire la sicurezza dei lavoratori ed evitare spiacevoli penali al soggetto responsabile.

Le linee vita sono un sistema di sicurezza che consente a chiunque abbia necessità di salire sul tetto per lavori o manutenzioni di essere supportato nel caso di caduta dall’alto. È fondamentale per garantire la sicurezza di chi opera in quota la manutenzione delle linee vita.

La manutenzione delle linee vita, ordinaria o straordinaria che sia, è obbligatoria per legge. In particolare, nella norma viene richiesto che il sistema sia esaminato e/o sottoposto a manutenzione almeno una volta all’anno.

L’intervento di personale competente è richiesto sempre in seguito al montaggio, prima della messa in servizio del sistema, e successivamente “almeno una volta all’anno se in regolare servizio o prima del riutilizzo se non usate per lunghi periodi” (UNI EN 11158, art. 9.1.6). Si rende inoltre obbligatoria un’ispezione, prima di procedere a un ulteriore uso, in seguito ad un arresto di caduta.

In cosa consiste la manutenzione?

Il DLGS 81/2008 prevede, tra le misure generali di tutela, l’obbligo di verificare la “regolare manutenzione degli ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti” (art. 15, comma 1, lettera z). Impone inoltre l’uso di sistemi e dispositivi che siano conformi alle norme tecniche (art. 115, comma 1). Il responsabile della verifica periodica viene riconosciuto nel datore di lavoro (proprietario dell’immobile o amministratore condominiale) o nel responsabile di cantiere.

La revisione delle linee vita è approfondita al punto 9.1.6 della norma UNI EN 11158 nel quale si specificano gli aspetti che devono essere presi in considerazione dal personale competente:

1.Ispezione dei punti di ancoraggio.

2.Verifica del tensionamento delle linee di ancoraggio.

3.Controllo degli eventuali assorbitori di energia.

4.Controllo dell’integrità dei punti terminali delle linee di ancoraggio.

5.Controllo delle linee di ancoraggio rigide e degli elementi terminali delle stesse: deformazioni permanenti, corrosione dovuta alla ruggine o ad altri agenti contaminanti, fissaggio degli elementi terminali.

6.Controllo dei dispositivi mobili installati permanentemente sulla linea di ancoraggio.

La normativa impone di verificare la resistenza del fissaggio immediatamente dopo l’installazione, provvedendo alla riparazione di eventuali anomalie o alla sostituzione di eventuali elementi difettosi riscontrati durante l’ispezione.

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